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PIEVE DI SANTA GIUSTINA Palazzolo di Sona

Poco distante dall’ abitato di Palazzolo, su una piccola altura a ridosso della strada per Bussolengo si trova la Pieve di Santa Giustina. Situata all’interno del cimitero, la costruzione rivela il suo stile romanico con mura fatte di sassi di origine morenica, disposti a spina di pesce, con rinforzi in pietra calcarea negli angoli e in altri punti della superficie muraria.

La sua origine viene datata intorno al X secolo quando viene citata in un documento del monastero di S.Zeno. Un reperto romano trovato nei pressi fa pensare alla preesistenza di un tempio pagano ed è probabile, inoltre che già in epoca longobarda vi fosse qui un luogo di culto e, nelle vicinanze, un piccolo centro abitato. Si tramanda che S.Zeno, vescovo di Verona, venisse a celebrare la messa su questo colle per evangelizzare le popolazioni del lago che, attraverso sentieri allora impervi, giungevano ad ascoltarlo. Il culto di Santa Giustina può essere stato sollecitato dal santo vescovo dedicandogli qui un oratorio.

Nel 1233, il nucleo abitativo di Palazzolo, edificato allora attorno alla pieve, fu incendiato dagli eserciti delle città lombarde, alleati contro Ezzelino III da Romano, signore di Verona. Fu poi riedificato sulla collina più a Sud, attorno all’ oratorio di S.Giacomo, nella posizione attuale.

La pieve subì nel tempo parecchi danneggiamenti a causa di terremoti e devastazioni e venne più volte ricostruita e ampliata. L’architettura ricalca i caratteri del Romanico rurale con la particolarità di avere due absidi affiancate, a quote leggermente diverse, una, sede dell’altare e l’altra con fonte battesimale. L’orientamento dell’edificio, come l’usanza del periodo imponeva, pone la facciata ad Ovest mentre l’abside è rivolta ad Est, verso la Terrasanta, simbologia comune nel Medioevo significante il passaggio dal peccato alla luce, alla salvezza.

Il campanile, eretto nel 1200, mostra materiali di varie fasi costruttive, dalla pietra calcarea, al tufo, al cotto, e la cella campanaria presenta quattro bifore con colonne e capitelli di pregevole fattura. Al centro della facciata vi è un piccolo rosone che dà luce all’unica navata. All’interno è presente un interessante ciclo di affreschi databile ai primi del Trecento con varie figure di santi sormontate da una cornice a dentelli in prospettiva. Gli affreschi, per secoli ricoperti di uno strato di calce, vennero riportati alla luce nell’ ‘800 da parroco di allora, Don Garzotti che scoprì sotto l’intonaco delle macchie di colore.  Due grandi tele contemporanee: un’Annunciazione e un’Ultima Cena, dell’artista Giorgio Lao adornano le due pareti laterali. Sulla parete Nord venne fatto erigere, nel 1515 un altare votivo intitolato a S.Sebastiano, a ringraziamento per la guarigione dalla peste. Infatti, come tante altre, la chiesa veniva utilizzata come luogo di cura durante le frequenti ondate di pestilenza.

E’ da notare il legame fra questa chiesa e quella di S.Andrea a Sommacampagna. Una serie di elementi scolpiti, assieme al tipo di muratura, alla porta sulla facciata, allo stile architettonico, farebbe pensare a costruzioni dello stesso periodo storico se non, forse, della stessa maestranza rurale.

Nella chiesa si svolgevano le cerimonie liturgiche nelle festività più importanti come il Natale, la Pasqua, la Pentecoste e l’Immacolata. La Pieve fu Vicaria fino al 1797 con giurisdizione su un’ampia zona fra la città di Verona e il Lago di Garda. La sua ubicazione la poneva come luogo di passaggio e di accampamento per gli eserciti che in più ondate scendevano dalla Valdadige alla conquista dei territori padani.

 

 

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