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Le mura e i forti di Verona

Seconda parte: Le difese di sinistra Adige

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle opere difensive che cingono tutt’intorno la città di Verona; un susseguirsi di manufatti edificati nel corso dei secoli dove, all’evolversi delle armi offensive è sempre corrisposto un adeguamento dei sistemi di difesa. Verona, da sempre città fortificata, è l’esempio più calzante di questa stratificazione e conserva, nella sua eterogenea cortina muraria, strutture che risalgono alle varie epoche della sua storia: dal periodo romano al medioevo, dall’era comunale agli Scaligeri, dalla Repubblica di Venezia agli Austriaci fino alle guerre mondiali del secolo scorso. Ogni epoca ha lasciato tracce e testimonianze che sono ovunque riscontrabili e visibili.

E’ questo un patrimonio inestimabile che è d’obbligo far emergere, conoscere e divulgare e soprattutto curare e preservare. Ed è questo il compito che ci siamo fissati realizzando questa serie di documentari che cercano di descriverne le caratteristiche e di esaltarne l’importanza.

Questa volta ci siamo recati in Sinistra Adige, in quella parte di Verona che veniva appellata dagli occupanti Francesi di fine Settecento con una vena di disprezzo: “Veronetta”. Un borgo che per secoli è stato pullulante di attività, vero cuore pulsante di una città laboriosa e artigiana dove la vita era dura e faticosa ma vissuta con fierezza e dignità.

Il percorso delle mura si dipana dalla riva dell’Adige dove anticamente veniva ancorata la catena che sbarrava il passaggio dei natanti sul fiume. Da lì, il muro scaligero prosegue verso est rinforzato da interventi austriaci fino al poderoso Bastione di Campo Marzo. Poco oltre veniva aperta dagli Asburgici la Porta di Campofiore dove passavano i convogli a rifornire la Provianda Santa Marta, un possente edificio atto a produrre Pane e rifornimenti per la guarnigione della piazzaforte. In terrapieno veneziano continua fino al Bastione delle Maddalene, prima opera della Serenissima a pianta poligonale. Si giunge poi alla splendida Porta Vescovo, edificata nel Cinquecento e rimaneggiata in epoca austriaca con l’aggiunta di due passaggi laterali. Si continua costeggiando le mura verso nord svoltando al Bastione di Santa Toscana per risalire in collina seguendo il muro merlato e turrito di fattura scaligera intervallato da rondelle veneziane e rinforzi asburgici. Siamo ormai arrivati alla sommità del colle al cospetto del grandioso ed enigmatico Castel San Felice baluardo difensivo verso i monti e austera sentinella sulla città.

Franco Luigi Chesini (Verona Report)

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