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IL CASTELLO DI SOAVE

Il Castello di Soave rappresenta uno dei più significativi esempi difensivi medievali del nostro territorio. L’opera fu eretta per iniziativa di Berengario I° re d’Italia e i primi feudatari furono i conti Sambonifacio di Verona

Con l’ascesa della Signoria Scaligera che stava consolidando il potere a Verona, il castello di Soave divenne un caposaldo fondamentale per l’espansione scaligera in Veneto.

Sotto la dominazione scaligera il castello fu restaurato e rinforzato con la costruzione della grande cinta muraria che circonda l’abitato di Soave, imprimendo alla cittadina quell’indelebile impronta di borgo fortificato che tutt’oggi si mostra al visitatore.

Alla caduta della Signoria Scaligera, nel 1387 il castello passò prima a Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, e poi, all’inizio del 1400, ai Carraresi di Padova. Infine venne conquistato dalle truppe Veneziane che ne tennero il possesso fino al 1509, quando la Lega di Cambrai, al comando dell’imperatore Massimiliano I° d’Asburgo, riuscì a vincere la resistenza della fortezza.  Seguirono altre vicende sanguinose che portarono alla riconquista del castello da parte dei Veneziani non senza cruenti combattimenti.

Ne seguì un lungo periodo di pace e la funzione bellica del maniero decadde a fronte di una evoluzione della tecnologia militare che rendeva le alte mura non più efficaci in quanto incapaci di resistere alla polvere da sparo e alle cannonate.

Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, in epoca napoleonica, il fabbricato, ormai decadente e in completo abbandono fu acquistato da Giulio Camuzzoni, primo sindaco di Verona dopo l’unificazione e senatore del Regno d’Italia.

Fu questo un periodo di rinascita per il borgo di Soave e per il suo castello. Dal 1889 al 1897 fu intrapresa un’opera di restauro con il preciso intento di preservarne la bellezza e di riportarlo allo splendore originale ed è così che ancora oggi si può ammirare.

Il castello è un tipico manufatto militare medievale che domina dall’alto il borgo di Soave con l’alta torre del mastio attorno al quale si diramano le cortine murarie che separano tre cortili interni e abbracciano, scendendo dalla collina, tutto il centro abitato.

L’accesso alla rocca è posto a nord ed è munito di ponte levatoio. Oltre il portone d’entrata si apre un primo cortile dove si notano i resti di una chiesetta a tre absidi, la cui origine è databile al X° secolo. La struttura è stata in parte inglobata nella cortina muraria durante l’ampliamento voluto da Cansignorio.

Proseguendo, una porta a saracinesca dà l’accesso al secondo cortile, il più ampio, che serviva da rifugio alla popolazione in caso di assalti nemici. Sono visibili tracce di edifici che probabilmente fungevano da alloggi dei soldati ed è presente, in direzione del paese, una porta di soccorso destinata a rifornimenti d’emergenza in caso di assedio.

Il terzo cortile, il più elevato, si raggiunge tramite una scaletta in ferro che porta alla soglia dell’apertura. Al centro del cortile spicca un pozzo veneziano con i segni delle scanalature lasciati dalle funi usate per attingere l’acqua.

Nella parte più elevata domina il poderoso mastio poggiante su un bastione scarpato in pietra. Esso rappresenta il più strenuo baluardo di difesa e al suo interno, in basso, sta un locale adibito a prigione e a luogo di tortura dove è stato rinvenuto un cumulo di ossa umane.

Addossata alla cinta meridionale sorge la casa del Capitano che ospitava la guarnigione del presidio. Si cela nella parte inferiore il corpo di guardia con soffitto a crociera poggiante su pilastri in pietra. Al suo interno sono visibili armature e attrezzi militari del tempo. Salendo l’elegante scala esterna si accede alla sala detta della “caminata” per la presenza di un grande camino, che ora è sede di un piccolo museo. Una porta permette di uscire nel belvedere racchiuso da merlature e sovrastante la valle. La camera da letto del Capitano è particolarmente curata e ben si addice al rango del signore del castello.

Sull’altro lato si accede alla sala da pranzo con pareti sontuosamente decorate e nella stanza attigua sono esposti i ritratti di Dante e dei più importanti personaggi dell’epoca Scaligera. Da qui, salendo su una stretta scaletta in pietra si raggiunge il cammino di ronda fino a raggiungere la sommità del Mastio da dove si può ammirare un magnifico panorama che spazia dai Monti Lessini alla Pianura Padana.

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